Da quel giorno, Sandro Petrone veste i panni del reporter, poi inviato speciale e di guerra, animato dalla stessa voglia di essere on the road, a contatto con gli uomini e le loro vicende, che era stata la spinta al cambiamento delle generazioni di quegli anni. Un giornalismo che, per documentare in modo credibile la realtà, si spoglia del coinvolgimento personale ed emotivo e fa ricorso ad equilibrio e rigore. Racconto appassionato, ma senza faziosità.
Ma le emozioni, volutamente lasciate da parte per oltre venticinque anni, riesplodono all’inizio degli Anni Duemila, dopo una serie di eventi che lo vedono ancora in prima fila, dagli attacchi dell’11 settembre a New York, alle guerre in Iraq e in Afghanistan, dalle bombe di Nassiriya e nella stazione di Atocha a Madrid al terremoto che uccide i bambini nel crollo della scuola di San Giuliano, dal conflitto in Libano alle elezioni americane che segnano passaggi storici. Emozioni che prendono la forma originaria di testi accompagnati da una melodia. Cioè, di canzoni.