Ground Zero

Ground Zero

Gaber cantava: “C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza”    

…potrebbe essere l’inno dei giornalisti che vogliono restare in contatto con la gente e non servire gli interessi del palazzo, finire come i politici scollati dalla realtà e incollati solo al proprio tornaconto becero”

Accadde così nei giorni dell’America in ginocchio per gli attentati dell’11 Settembre. La gente si ritrovò e riconobbe per strada. Soprattutto a New York, ferita nella sua incrollabile sicurezza.

Per sei mesi dopo la devastazione delle Torri Gemelle, giorno dopo giorno, ascoltammo le storie dalla gente per strada. E i loro pensieri su cosa avrebbe dovuto prendere il posto di quel vuoto…di Ground Zero…

Guarda “Lacrime di cera a Ground Zero” il servizio che troverai anche nella pagina video gallery-giornalismo del blog, all’interno della raccolta completa “Attraverso l’11 settembre: dal 2001 ad oggi”.

Raccogliemmo il senso di ferita che resta e di ricostruzione, poi materializzato dieci anni dopo nel monumento dei “Vuoti gemelli” e nella nuova Torre della Libertà.

Pochi mesi dopo gli attentati, questo contrasto/connubio/conflitto di rinascita e lutto era già rimasto fotografato nella canzone “Ground Zero Ballad”, nata proprio dalle emozioni di quegli incontri quotidiani nelle strade di New York.

“Ground Zero Ballad” è il brano che state ora ascoltando, terza traccia nel CD “Last Call – note di un inviato”. Per saperne di più, il testo è stato appena pubblicato nella pagina che il blog dedicata al CD, nella sezione “Le canzoni”.

 

 


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